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lunedì 17 settembre 2012

COMBUSTIONI Il fuoco visto da dietro. Di Giuseppe Apollonio





Il Club Gallery di Aradeo è un luogo-casa. C'è la poltrona, la musica, il bere in compagnia e fino al 30 settembre alle pareti c'è raccontata una storia di fuocoscritta” su legno,
con lanciafiamme e pirografo, prima personale d’arte di Giuseppe Apollonio.
Giuseppe usa come prolungamento delle mani un pirografo che traccia solchi minuti, escoriazioni del corpo legno e un lanciafiamme, micro esplosione che segna millimetrici vulcani su una superficie piana. Con questi strumenti e mescolando lamiere, acqua, sale, sabbia compone gli elementi perché il fuoco si esprima, lasci trame invece che braci.
E' quasi un atto sciamanico il suo: imbrigliare il fuoco perché invece di bruciare e basta, cuocia immagini, linee minuscole e bolle d'aria.
«Mi interessa la lentezza del fuoco e l’odore della combustione, come mi interessa cercare di rallentare la corsa del vissuto per coglierne il calore».
L’impressione è quella di un lavoro che si genera dalle bruciature interne del corpo dell’artista per uscire come segni, forme sinuose, terapeutiche perché trasformano l’esplosione.
Giuseppe realizza con le mani immagini che a volte ripercorrono il reale inseguendone ogni particolare, tanto da sembrare foto bruciate, come in Dopo la tempesta, color seppia al fuoco.
In realtà nel processo creativo è lo sguardo che osserva con un occhio appuntito e allo stesso tempo spazioso la realtà, non è un calco il suo, ma un ricreare linee che l'occhio ha prima raccolto, esplorandone i pieni.
In Lievitazione l’occhio ripercorre l’immagine di due corpi bruciati dal fuoco: uno si slancia da terra e vola, sotto l’altro lo guarda. Insieme si fanno albero, uno radice, l'altro ala.
Il movimento del fuoco genera forme magmatiche ne I Cantantessi. Un intreccio di facce che si generano col fiato l’una dall’altra, si respirano, si cantano.
Il paradosso del fuoco diventa poi acqua, si fa Onda, la sfida titanica tra elementi opposti: un lanciafiamme a raccontare un conato d'acqua, un millimetrico sbadiglio del mare.
«Il fuoco è opposto all’acqua ma come essa si muove, riuscendo a raggiungere gli spazi più reconditi della materia e dell’essenza delle cose». 
Dal legno arso senza distruggere nascono anche i Tessuti, trame corporee: omeri, gomiti, lembi di pelle, piccole ferite tra un poro e l'altro, venature di un battito, anfratti onirici, ovuli, radici, sospesi in un bianco acrilico, nel vuoto che origina ogni cosa.
L'ultima tavola è imbandita con un corpo a pancia sotto, materializzazione di una lentezza appollaiata a un fuoco, di una nudità distesa generata dal calore. La tavola è un tributo a Roger Mertin e ai suoi  "Plastic dreams" nudi avvolti nella plastica. La plastica del bianco e nero di Mertin diventa un tessuto striato, una collina segnata dalle ombre. Il corpo diventa quasi più vivo dell’opera originaria, i piedi un vortice di linee. E’ un corpo arso, ma vivo, un corpo di uomo-donna, ancoraggio di opposti.
Combustioni è un corpo a corpo col fuoco, ogni tavola andrebbe osservata col cuore infiammato e magari le ferite scoperte per sentirsi leniti e ancora caldi, per ritrovare la forma del sogno dietro al fuoco.


Giuseppe Apollonio, nato a Galatina nel 1976, vive e lavora come architetto e artista a Lecce. Attualmente è coofondatore di AFA architets in a farm, un laboratorio condiviso che si occupa di architettura , design e arte.
Al Club Gallery (Arci), Piazza Indipendenza 28, Aradeo (Le), fino al 30 settembre.