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sabato 20 agosto 2011

ImmaginazioniSonoreDue. "S-COMPOSTO"


Siamo al buio, le voci sono tutte sospese.
C'è una strada, l'unico suono è quello delle luci intorno che corrono veloci.
In mezzo alla strada non c'è nulla, nessuna traccia di macchina o essere umano.
Intorno invece una folla che brulica, ma rimane nell'ombra e non spodesta il silenzio della strada.
In un attimo appare un tubo catodico in mezzo alla strada, enorme si insinua e segue le curve della strada, tentacolo di suoni. Da dentro arriva un gracidio, un rumore che esaspera le note, le strascica, le ammorba per poi risanarle.
Una corrente di suono.
In mezzo alla strada appare un ragazzo, ha una faccia ossuta e dolce, i capelli lunghi e ricci, labbra sottili e occhi grandi. Bellezza ermafrodita. Chiude gli occhi, si gira intorno e ascolta quel suono metallico e penetrante che gli arriva da un punto che non sa riconoscere.
Si accende una sigaretta e il fumo gli costruisce una cabina intorno, una parete semi trasparente di ostetriche, nani e vassoi di fichi.
Ad ogni dito puntato nella coltre di fumo, si apre un varco. Scolpisce buchi nel fumo mentre intorno le luci continuano a correre. Lui sta fermo, aziona buchi con le dita e intorno tutto suona.
Finchè il suono si avvicina sempre più, invade ogni cellula del suo corpo. Si ritrova di fronte al tubo. Dal buio di dentro entra una luce potente, un trapano che buca la cortina di fumo.
La musica gli trapassa la pelle, arriva alle ascelle, alla gola, alle mani, ai piedi, scorre, è un'onda che non si ferma, un monumento fluido di ferro e cemento, una colata lavica penetrante.
Si lascia penetrare, è un amplesso di suoni, una discesa libera, il ragazzo ora è tutto suono.
Il tubo si ritrae lentamente, il fumo scompare lentamente e si confonde con la scia delle luci intorno.
Il ragazzo trema di un piacere doloroso, lento e ruvido che non chiede niente mentre chiede tutto.
E' un piacere che gratta, corrode, scorre sulla superficie venosa, imbratta le ossa, inghiotte il respiro.
Non c'è poesia, è il rumore che penetra il corpo e lo invita a godere, posticipando il piacere.
Un collasso cellulare.
Il corpo è fatto a pezzi. Il braccio è in bocca, il pene nel naso, la mano nello stomaco senza più differenza tra epidermide e interiora.
Corpo ibridato, godimento scomposto, carne appesa. Così sta il ragazzo.
Il suono è carne e la carne suona.
Lentamente scompaiono anche le luci, il suono è sempre più lontano, il corpo affaticato si ricompone, riprende la forma che aveva prima di essere suono.
Così
ricomposto
e
 attraversato,
 muore.

(AmmirAto Culture House, 6 agosto, pomeriggio. Workshop con Lee Ranaldo)


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